Nuovo dipendente durante il processo di onboarding

Processo di Onboarding: 7 errori da evitare

Il processo di onboarding rappresenta una delle prime tappe nell’employee journey, ovvero il percorso che accompagna l’esperienza di ogni dipendente dal momento dell’assunzione fino alla fine del rapporto di lavoro. Questo processo va ben oltre la semplice presentazione dell’azienda e dei colleghi. Si tratta di un percorso strutturato che ha l’obiettivo di facilitare l’integrazione del nuovo dipendente, rendendo la transizione verso il nuovo ruolo il più naturale e produttiva possibile. 

 

Caratteristiche dell’Onboarding 

Un processo di onboarding efficace contribuisce a costruire sin da subito un rapporto positivo tra l’azienda e il dipendente. Permette di creare un ambiente in cui il neoassunto si sente accolto e valorizzato, aumentando così la sua motivazione e fiducia. D’altra parte, trascurare l’onboarding o limitarlo a un insieme di procedure formali può generare insoddisfazione, spaesamento e, a lungo andare, anche turnover precoce. Secondo alcuni studi, un onboarding ben strutturato può ridurre i tassi di abbandono dei nuovi assunti di oltre il 50% e migliorare significativamente la loro produttività nelle prime settimane di lavoro. 

Un aspetto importante da considerare è che l’onboarding non si esaurisce con il primo giorno o con la prima settimana di lavoro. Il processo si estende nei mesi iniziali per permettere al nuovo dipendente di ambientarsi gradualmente, acquisire le competenze necessarie e integrarsi nella cultura aziendale. Idealmente, l’onboarding si svolge in più fasi, che possono includere: 

  • Pre-onboarding: coinvolge le attività preparatorie che avvengono prima del primo giorno, come l’invio di documentazione, le informazioni sulle prime giornate e le comunicazioni con i futuri colleghi. 
  • Onboarding iniziale: si svolge nei primi giorni e include la presentazione dell’azienda, la conoscenza dei colleghi e le prime attività pratiche. 
  • Onboarding operativo: una fase di integrazione e affiancamento in cui il nuovo dipendente impara a svolgere le proprie mansioni e riceve feedback costante. 
  • Onboarding culturale: si focalizza sull’integrazione nella cultura aziendale, la condivisione dei valori e delle pratiche interne. 

 

7 errori da evitare nel Processo di Onboarding 

L’onboarding è un momento fondamentale per costruire la relazione tra il dipendente e l’azienda, e commettere errori in questa fase può comprometterne l’efficacia, causando insoddisfazione, disorientamento e persino turnover. Evitare alcune trappole comuni garantisce che il nuovo collaboratore si integri al meglio e si senta motivato a dare il massimo. Di seguito sono elencati alcuni degli errori più comuni da evitare durante il processo di onboarding. 

Trascurare la fase di Pre-Onboarding 

La fase di pre-onboarding, ovvero il periodo tra l’accettazione dell’offerta di lavoro e il primo giorno, è spesso trascurata, ma può fare una grande differenza. Inviare al nuovo dipendente informazioni di benvenuto, una guida sui primi giorni e magari anche piccoli dettagli sulla cultura aziendale può ridurre l’ansia e aumentare la motivazione. Inoltre, anticipare alcune informazioni pratiche, come orari, strumenti e regolamenti, permette di arrivare più preparati al primo giorno e consente all’azienda di dare una prima impressione positiva e professionale. 

Limitare l’Onboarding ai primi giorni  

Un errore comune è considerare l’onboarding un evento breve e limitato al primo giorno o alla prima settimana. Sebbene i primi giorni siano fondamentali per le presentazioni e la formazione di base, un onboarding efficace si estende nei primi mesi di lavoro. Questo permette al nuovo dipendente di acquisire gradualmente tutte le competenze, di adattarsi alla cultura aziendale e di creare rapporti interpersonali solidi. Un processo di onboarding prolungato, con incontri periodici e check-in regolari, consente di monitorare i progressi del dipendente e di rispondere a eventuali dubbi o necessità. 

Coinvolgere solo il dipartimento HR 

Affidare l’intero processo di onboarding al solo dipartimento HR è un errore che rischia di ridurre l’efficacia dell’esperienza per il nuovo assunto. L’onboarding deve essere un processo collaborativo, in cui vengono coinvolti anche i futuri colleghi, il team di gestione e altre figure chiave. Ad esempio, i membri del team possono organizzare sessioni di affiancamento per facilitare l’apprendimento pratico e creare legami di fiducia. Quando più persone partecipano attivamente, il dipendente si sente meglio accolto e ha una visione più completa dell’azienda. 

Sovraccaricare di informazioni i nuovi dipendenti 

Un errore comune nell’onboarding è cercare di fornire troppe informazioni tutte insieme, sovraccaricando i nuovi dipendenti con dettagli su procedure, strumenti e processi. È più utile organizzare l’onboarding in modo graduale, con step successivi che permettano di apprendere le informazioni essenziali senza sentirsi sopraffatti. Suddividere il materiale informativo, prevedendo momenti di pausa e tempi di approfondimento, consente di rendere l’assimilazione più naturale e riduce lo stress iniziale. 

Utilizzare gergo aziendale senza spiegarne il significato 

Un altro errore comune è l’utilizzo di gergo aziendale e acronimi senza fornire spiegazioni. Per un nuovo dipendente, il linguaggio interno può risultare confuso e creare una barriera alla comprensione. Assicurarsi che tutto il team utilizzi un linguaggio chiaro e accessibile, spiegando termini e acronimi specifici, facilita l’integrazione e rende il dipendente più sicuro e consapevole delle dinamiche aziendali. 

Non sfruttare strumenti di Onboarding Digitale 

In un’epoca digitale, ignorare gli strumenti di onboarding online è un’occasione persa. L’uso di piattaforme digitali e applicazioni per l’onboarding può migliorare l’esperienza del dipendente, offrendo un accesso centralizzato alle informazioni, guide interattive, video introduttivi e percorsi formativi personalizzati. Questi strumenti consentono al nuovo assunto di apprendere in autonomia e di consultare materiali a proprio ritmo, semplificando l’assimilazione delle informazioni e rendendo l’onboarding più coinvolgente. 

Trascurare il feedback dei nuovi assunti 

Non richiedere feedback dai nuovi dipendenti è un errore che può compromettere l’efficacia dell’onboarding nel lungo termine. Il feedback permette di capire quali aspetti del processo sono stati utili e quali invece possono essere migliorati. Raccogliere le opinioni dei nuovi assunti, tramite questionari o incontri di feedback, offre spunti preziosi per ottimizzare il processo e migliorare l’esperienza dei futuri collaboratori. 

 

Conclusioni 

Un onboarding ben strutturato è molto più di una semplice formalità: rappresenta il primo passo per costruire un’esperienza positiva per il dipendente e per integrarlo pienamente nella cultura aziendale. Evitare gli errori comuni in questa fase permette all’azienda di instaurare una relazione solida e produttiva fin dall’inizio, riducendo il turnover e migliorando l’engagement. 

L’onboarding è un percorso continuo che coinvolge diverse figure aziendali, si avvale di strumenti digitali, promuove il feedback e fornisce le informazioni in modo chiaro e graduale. Investire in un onboarding efficace significa valorizzare il capitale umano e favorire una crescita sostenibile dell’organizzazione.