Settimana lavorativa di 4 giorni

Settimana lavorativa di 4 giorni: vantaggi e svantaggi

Flessibilità, benessere e produttività sostenibile sono le nuove parole chiave di un contesto in cui il tempo diventa sempre più un fattore strategico. In questo scenario, una delle soluzioni che sta attirando maggiore attenzione è la settimana lavorativa di 4 giorni con riduzione delle ore settimanali a 32, a parità di retribuzione. 

Non si tratta semplicemente di comprimere le 40 ore standard in quattro giornate più lunghe, ma di lavorare meno ore in totale, con l’obiettivo di migliorare la qualità del lavoro e della vita, mantenendo o addirittura aumentando i risultati aziendali. Questo approccio pone al centro la persona e ridefinisce il concetto stesso di produttività, superando la logica del tempo come unico indicatore di valore. 

 

Una visione nuova del tempo 

La proposta non è solo teorica: in diversi Paesi è già realtà. Le aziende che hanno adottato la settimana breve con 32 ore lavorative distribuite su 4 giorni hanno riscontrato miglioramenti significativi nella produttività, nel benessere del personale e nella riduzione del turnover. 

Secondo il report di 4 Day Week Global, dopo sei mesi di sperimentazione nel Regno Unito, il 92% delle aziende ha deciso di mantenere questo modello, registrando un calo del burnout, un aumento dell’engagement e performance aziendali stabili o in crescita. Le aziende coinvolte operano in diversi settori, inclusi servizi, marketing, produzione e tecnologia, a dimostrazione della flessibilità del modello. 

Anche in Islanda, tra il 2015 e il 2019, oltre 2.500 lavoratori hanno partecipato a una sperimentazione simile.
Il risultato? La produttività è rimasta invariata o aumentata, mentre il benessere dei lavoratori ha segnato miglioramenti significativi. Questo ha portato alla riforma su larga scala degli orari nella pubblica amministrazione islandese.
 

Il successo di questi progetti ha spinto numerose aziende nel mondo a valutare l’introduzione strutturale della settimana breve come parte delle politiche di retention e brand positioning. 

 

I vantaggi per le aziende

Adottare la settimana lavorativa di 4 giorni con 32 ore non è solo una misura di benessere: può rappresentare un’opportunità strategica per migliorare la performance aziendale su più livelli, dal recruiting alla sostenibilità operativa.

Talent Attraction e Talent Retention

In un mercato del lavoro altamente competitivo, offrire un modello innovativo come la settimana lavorativa di 4 giorni con 32 ore a parità di stipendio rappresenta un elemento distintivo dell’Employee Value Proposition. Questo approccio attira un maggior numero di talenti, soprattutto tra le nuove generazioni, che danno sempre più importanza all’equilibrio tra lavoro e vita personale.
Inoltre, trattenere i dipendenti diventa più semplice: un’organizzazione che mostra attenzione al benessere dei suoi collaboratori riduce drasticamente la probabilità di turnover e i relativi costi di sostituzione. 

Riduzione dell’assenteismo

Diversi studi dimostrano che la fatica cronica e lo stress correlati al lavoro sono tra le principali cause di assenteismo. Una settimana più corta migliora il recupero fisico e mentale, portando a una riduzione delle giornate di assenza.
Inoltre, i dipendenti sanno di avere meno tempo a disposizione: questo spesso li spinge a essere più concentrati, evitando distrazioni, riunioni inutili o attività poco produttive. Il risultato è una maggiore efficienza, distribuita su un orario più breve. 

Ottimizzazione dei costi e della sostenibilità

Un giorno in meno di apertura settimanale consente di abbattere diversi costi operativi, come energia elettrica, riscaldamento, pulizie, logistica, mensa. Anche il consumo delle risorse viene ridotto, con un impatto positivo sulle performance ambientali dell’azienda.
In un’epoca in cui gli obiettivi ESG (ambientali, sociali e di governance) sono fondamentali per investitori e stakeholder, la settimana corta può diventare un alleato strategico anche in ottica di sostenibilità.

 

I vantaggi per i dipendenti 

Per le persone, il tempo è una risorsa sempre più preziosa. Ridurre l’orario settimanale senza cambiamenti dal punto di vista economico apre spazi di valore che si riflettono sulla salute, sulla motivazione e sulla qualità della vita.

Maggior equilibrio vita privata – lavoro

Un giorno libero in più ogni settimana equivale a 52 giorni aggiuntivi all’anno da dedicare a sé stessi, alla famiglia o ai propri interessi. Questo tempo ha un valore enorme nel prevenire il burnout, migliorare la salute mentale e aumentare la soddisfazione generale.
Quando i dipendenti percepiscono che la propria azienda rispetta il loro tempo, il senso di fiducia e reciprocità cresce con effetti positivi sull’engagement e sulla motivazione. 

Inclusione e flessibilità

La settimana breve si rivela particolarmente vantaggiosa per chi ha necessità di conciliare il lavoro con la cura dei figli, dei familiari o con trattamenti sanitari.
Inoltre, offre un’opportunità concreta per includere nel mondo del lavoro persone che trovano difficoltà a sostenere un modello tradizionale di 40 ore: dai caregiver ai professionisti con disabilità, fino a chi cerca un part-time “potenziato” senza penalizzazioni economiche.

Risparmio economico e logistico

Meno giornate di lavoro equivalgono a meno spese quotidiane: trasporti, pranzi fuori casa, baby-sitting.
Anche la gestione logistica della vita personale diventa più semplice e meno stressante: fare la spesa, andare dal medico, occuparsi di incombenze domestiche diventa possibile senza dover “rubare tempo” alla sera o ai weekend. 

 

Le sfide da affrontare 

Nonostante i vantaggi, il modello delle 32 ore settimanali richiede un’attenta pianificazione. Senza un cambiamento organizzativo e culturale profondo, rischia di generare squilibri o risultati opposti a quelli attesi.

Riorganizzare i flussi di lavoro

Ridurre l’orario settimanale non significa semplicemente “tagliare” una giornata: comporta una revisione complessiva dei processi, dei flussi di comunicazione e delle priorità operative.
Le attività devono essere ridistribuite in modo più efficiente, eliminando task ridondanti, automatizzando procedure ove possibile e puntando su una maggiore responsabilizzazione dei team.
Senza una ristrutturazione organizzativa consapevole, si rischia di creare sovraccarico nei restanti quattro giorni o di sacrificare attività a basso impatto solo in apparenza, ma fondamentali per la coesione interna o la cura del cliente. 

Cambiare la cultura aziendale

Uno dei principali ostacoli all’adozione della settimana corta è di tipo culturale. In molte realtà, la presenza in ufficio è ancora considerata sinonimo di produttività, e il tempo lavorato è misurato più delle competenze espresse o dei risultati ottenuti.
Adottare un modello a 32 ore significa quindi spostare il focus dagli orari agli obiettivi, diffondendo una cultura del lavoro orientata a impatto, fiducia e autonomia.
Questo tipo di trasformazione richiede tempo, leadership solida e strumenti di monitoraggio chiari e trasparenti. 

Adattabilità non omogenea tra settori

La settimana corta non è facilmente applicabile in tutti i contesti. Alcuni settori, come sanità, produzione industriale continua, customer service o logistica, necessitano di una presenza costante e copertura su più turni.
In questi casi, per mantenere la produttività o i livelli di servizio, servono modelli flessibili come rotazioni tra i dipendenti, inserimento di figure part-time, o riorganizzazione delle squadre.
Senza una progettazione mirata, si rischia di generare disparità tra team, malumori interni e disallineamenti operativi. 

Rischio di “carico mascherato”

Se l’orario si riduce ma le aspettative restano invariate (o addirittura aumentano), si può creare un effetto paradossale: il dipendente, nel tentativo di non “sprecare il privilegio” del venerdì libero, finisce per comprimere in quattro giorni il lavoro di cinque, aumentando il rischio di stress, errori o cali qualitativi.
Per questo motivo, è fondamentale che la riduzione dell’orario sia accompagnata da un ridimensionamento reale del carico, dalla chiarezza delle priorità e da un costante dialogo tra management e persone. 

 

Il contesto italiano: primi esperimenti concreti 

Anche in Italia, il tema della settimana lavorativa di quattro giorni ha iniziato a prendere piede, con sperimentazioni reali in aziende di diversi settori e prime proposte legislative. 

Ci sono alcune aziende che stanno già sperimentando il modello: 

  • Magister Group ha introdotto 48 venerdì liberi l’anno e ridotto l’orario del 20%. Dopo 12 mesi, ha registrato un aumento dell’utile netto dell’8%. 
  • Lamborghini ha adottato un modello con settimane da 33,5 ore grazie a un accordo sindacale, mantenendo l’equilibrio tra produttività e benessere. 
  • Luxottica ha avviato una sperimentazione con 600 operai per testare un giorno libero in più, senza tagli di stipendio, puntando sul miglioramento del clima aziendale.

 

Conclusione 

Ridurre la settimana lavorativa a 32 ore, estendendo il weekend a tre giorni, non significa lavorare meno, ma lavorare meglio. È un investimento sulla qualità, sulla sostenibilità e sull’equilibrio tra vita e professione. 

Chi saprà affrontare questa transizione con metodo, ascolto e visione strategica, potrà ottenere benefici reali: per le persone, per la cultura aziendale e per il futuro del lavoro.

È un cambio di paradigma che richiede coraggio, ma che può segnare una nuova fase di crescita sostenibile e inclusiva.